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giovedì 3 novembre 2011

Maria Durante, la nonna sine qua non

Classe 1892… Nasce quasi 120 anni fa a Via Lanza, da una famiglia romana da sette generazioni. Uno zio attore e poeta dialettale conosciuto, Checchino che con la moglie Anita, per anni ha calcato le scene.

Maria è la seconda di tre fratelli. Una fibra forte. E tante disgrazie da raccontare. Il padre muore prestissimo. E la madre lascia i figli ancora ragazzi per una polmonite "fulminante". Succedeva spesso prima dell’era degli antibiotici. Anche la bella sorella minore muore giovane, nel 1919 portata via dall’epidemia di febbre "spagnola" che seguì la Grande Guerra e che in Europa provoca più morti della guerra stessa. Il fratello la mantiene agli studi ma non sopravvive per molto. Muore anche lui di polmonite negli anni '30 dopo essere riuscito a salvarsi a nuoto da un naufragio al largo di Anzio.

Intanto Maria, fra tante disgrazie familiari, non si è persa d’animo. Appena diplomata all’istituto magistrale ha trovato lavoro. Prima alle Poste. Nel 1910 a soli 18 anni è una delle prime "signorine radiotelegrafiste". Poi alla Società Anglo Americana. L’azienda che a Roma ha portato una grande novità. La corrente elettrica. Lei fa la segreteria-dattilografa. Corre sempre, attiva e dinamica con i suoi 20 anni. E correndo, correndo provoca l’incidente che le cambierà la vita.

All'angolo di un corridoio va veloce sui tacchi, con in braccio una pila di pratiche da archiviare, e… travolge il suo capo, il temuto Ingegner Romolo. Cadono a terra insieme, tra fogli che volano e le risatine impaurite delle colleghe. L’ingegnere si rialza, aiuta la maldestra impiegata, tutta rossa di vergogna e di paura… Forse sarà licenziata! Ma no, al contrario. Tra i due nasce l’amore. Poco dopo il fidanzamento ufficiale e le nozze. Maria lascia il lavoro, come si usava al tempo, e va a vivere con il marito in una casa popolare costruita ai margini della città, sui prati che guardano verso Monte Mario.

Lì nascono due figli che l’ingegnere, laico e positivista, battezza Sirio e Elio. Una stella e un gas… Se fosse nata una bambina si sarebbe chiamata Selene. Una scelta anticonformista per i tempi... Il primogenito nasce nel 1922. Sotto le finestre della clinica risuonano urla e spari. Squadracce fasciste stanno assaltando una sede del Partito Socialista.

Romolo e Maria continuano la loro vita tranquilla. Non senza piccoli gesti che all’epoca sono forse eroici. Il marito rifiuta la tessera del Partito fascista e il sabato sfoggia le sue camicie più immacolate, disertando adunate e riunioni di caseggiato. Passa qualche guaio, rischia di perdere il lavoro, poi fortunatamente tutto si acquieta. Ma niente carriera. E la sera, per arrotondare lo stipendio con il tram va ad insegnare in un istituto tecnico per studenti lavoratori. I figli fanno comunque il loro tirocinio da Balilla, poi crescono e vanno all'università. Maria bada alla casa e li cresce con amore.
Dopo la guerra, Mussolini finisce a Piazzale Loreto. I figli si sposano. Il marito muore prematuramente nel 1964. A riempire il vuoto ci sono i nipoti. Una vita da pensionata lunga e piena di attività.

Rimane sempre una donna intelligente e curiosa. Lei, cattolica e borghese anche se di anima popolana, ha sempre votato per la Democrazia Cristiana. Ma poi arriva il referendum contro il divorzio. E nel 1974, a 82 anni, lei si indigna contro gerarchie cattoliche e politici bacchettoni. L’esperienza della sua lunga vita conta più delle indicazioni del Vaticano. E non può certo votare come Almirante. Vota no. E alle successive elezioni vota… repubblicano. Poi, forse per far piacere ai nipoti, arriva a votare per il Partito comunista di Berlinguer. Fa in tempo a vedere l’elezione di Pertini e di papa Wojtyla, l’omicidio di Aldo Moro. Sembra che il tempo le scivoli addosso senza cambiarla. Nella sua vecchia casa, con un gatto e l’immancabile lavoro a maglia sulle ginocchia. Il Rischiatutto di Mike Buongiorno il giovedì sera. Sopportando con saggezza i nipoti che le invadono casa con con ragazze e amici, musica e un tavolo da ping-pong. Una sera, a 97 anni, si addormenta sulla poltrona e non si sveglia più.

Mi manchi, Nonna Maria.

 
Marco Di Renzo

4 commenti:

  1. Un bel racconto. Ogni essere umano è una metafora dell'universo

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  2. Leggo ora la biografia di mamma Maria. Ricordo, tra l'altro, che nei giorni bui dell'occupazione tedesca di Roma, per la sopperire alla mancanza di cibo, la mamma si recava con un pentolino a prendere la minestra ad un opera pia vaticana. Per non far mancare alla famiglia il sostentamento quotidiano.

    Sirio Di Renzo

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  3. Una storia ben scritta e commovente

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