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lunedì 10 settembre 2012

Tanaquilla, la regina che regnò due volte - VII secolo a.c.

Non ebbe tanta fama nella letteratura, fu vista come un personaggio oscuro.

Tito Livio nel suo “Ab Urbe Condita” ci racconta che era una donna etrusca, appartenente ad una famiglia aristocratica di Tarquinia. Lì conobbe Lucumune, figlio di Demarato, originario di Corinto. Alla morte del padre, Lucumone ereditò tutto il patrimonio, ma essendo straniero, veniva trattato con diffidenza, tenuto lontano dal potere.

Si innamorò di Tanaquilla. E lei di lui. Con la decisione di dirigersi verso la giovane Roma, si accende la speranza che lì le porte potrebbero aprirsi.

Sempre Livio ci racconta il viaggio, attraverso i monti ed il lago di Bolsena. Poi seguendo la costa laziale, risalirono il Tevere, fino alla città allora governata da Anco Marzio. Un’aquila, nei pressi del Gianicolo, porta via il cappello dell’uomo, poi lo rimette al suo posto: è il segnale dal cielo, l’auspicio favorevole.

Lucumone, giunto a Roma, cambia il suo nome in Lucio Tarquinio Prisco. Con l’aiuto della moglie emerge in ogni campo sociale: militare e civile. Diventa notissimo in tutta l’Urbe. È sempre Tanaquilla a consigliarlo nelle decisioni, a guidarlo.

Anco Marzio muore, Prisco fa una convincente campagna elettorale e vince. Diventa il quinto re di Roma!

Sotto il suo regno Roma cresce, è una città piena di vita, sono celebrati giochi. Ma lui si fida solo della moglie, la quale vive nell’ombra. Lei pensa al loro futuro. Una nobildonna sua amica ha un figlio: Servio Tullio. Quest’ultimo sposa una delle figlie del re. I figli di Anco Marzio comprendono il pericolo di rimanere fuori dai giochi e uccidono il re Tarquinio.

Ma Tanaquilla nasconde la morte del marito e gli fa dire che ha nominato reggente ad interim di Roma il genero Servio Tullio: è il primo caso a Roma di un re nominato dal suo predecessore.

In realtà, Tanaquilla diventa regina per la seconda volta e scompare nuovamente dalla scena. Ma continua la sua attività di consigliera. Negli anni a seguire le sue reliquie, un mantello  confezionato per il marito - e un ferma capelli sono oggetto di venerazione nel tempio della dea Fortuna.
Giovenale la definisce fredda, strega e cospiratrice. Però, forse, le fortune future di Roma dipenderanno proprio dalle sue azioni e dai suoi consigli.

M. R.

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