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mercoledì 18 luglio 2012

La compagna di ... classe

Frequentavamo la stessa classe del liceo, per cinque anni insieme, quasi ignorandoci. Poi la maturità e la preparazione per la prova di matematica assieme ad altri nostri compagni. Passavamo i pomeriggi tra uno studio di funzione e un integrale, ma scherzavamo e cominciammo a farci le nostre confidenze.

Lei si innamorò d'un mio amico ed avemmo così la possibilità di passare tante serate in compagnia, non perdendo occasione per parlarci. Il suo amore finì e per trent'anni ci perdemmo di vista. Trent'anni in cui accaddero tante cose.

Poi, per un puro caso, ci rivedemmo assieme a quella classe ormai di cinquantenni. Rinacquero i rapporti così a lungo interrotti. Riprendemmo i nostri discorsi così come allora li lasciammo, con la stessa confidenza, come se tutti quei decenni non fossero mai passati.

Mi colpì il suo spirito immutato, la sua generosità. Condividemmo tutto: la nostra passione per la storia, le nostre paturnie, la nostra voglia di raccontarci. Ha lottato una vita per difendere i suoi ideali, pagando prezzi esagerati. Mille volte è caduta ed altrettante è riuscita a rialzare la testa. La perdita dei nostri padri, la dolcezza e la dedizione con cui si prende cura della madre, offesa dall'inclemenza delle cose della vita.

Adesso ci incontriamo spesso, ci scriviamo dieci volte al giorno. Mi coinvolge nelle sue mille cose: le ricerche per un suo nuovo libro, la preparazione di una conferenza per la sua associazione culturale, la riparazione dello sciacquone del bagno di casa sua ... E non ha perso il suo entusiasmo da ragazzina con ancora tutta la vita davanti.

Grazie Paola!      

di Marco Ricalzone

lunedì 16 luglio 2012

La bimba di Anzio

1° ottobre 1958 - 30 agosto 1972

La conobbi da sempre, abitava nel palazzo ove ero nato. Cicciottella, capelli neri e lisci, un visino d'angelo. Aveva la mia età. Giocavamo insieme quando i genitori ce lo consentivano. Andavamo nella stessa scuola, ma eravamo in sezioni differenti - allora erano rare e malviste le classi "miste".


L'estate la passavamo insieme ad Anzio; una sua zia aveva una pizzeria al taglio e ci ospitava nella sua bella casa. Dormivamo insieme le notti d'estate ... ma anziché riposare, passavamo ore e ore a parlarci, a raccontarci di noi. Ridevamo commentando le cose buffe che ci capitavano, parlavamo di quanto i nostri genitori erano amici, prendevamo in giro i nostri fratelli maggiori.


Il Natale era una festa: aspettavamo l'arrivo di Babbo Natale e ogni volta giocavamo per scoprire chi fosse in realtà: mio padre o il suo? E poi, io giocavo con le sue bambole, lei con i miei trenini. Tutto era condivisione, gioco, ironia.

Arrivarono le scuole medie, nacquero discorsi diversi tra noi due ... I genitori ci osservavano - lo scoprii più tardi - e con la massima discrezione evitavano di farci dormire insieme ... però mi ricordo i baci che ci davamo di nascosto e le carezze. Le frasi carine. La complicità. Le risate.

Poi l'inverno gelido della fine d'una estate di quarant'anni fa. Finì tra le mie braccia; sua madre me la lasciò baciare per l'ultima volta.

(Marco Ricalzone)